1. Natura indifferente alle leggi di Stato
Ciò che è giusto viene classificato in base alle leggi di natura (ovvero ciò che è conforme alle sue regole) e a quelle di Stato (ovvero ciò che è utile al singolo e, più ampiamente, alla società), che sono in contrasto tra loro.
CONCLUSIONE: Visto che le leggi di natura e di Stato sono in contrasto, ciò che dispiace non può giovare alla natura più di ciò che piace, e quindi il dolore non può essere più utile (=provocare piacere) del piacere.
La giustizia quindi non esiste, perché ci sono almeno due modi di intendere una cosa come "giusta" e l'uomo agisce per questo non in virtù della giustizia, ma del proprio giovamento.
2. "Giusto" è contraddittorio
2. "Giusto" è contraddittorio
Non si può compiere un' azione ritenuta giusta senza recare danno a se stessi o agli altri.
CONCLUSIONE: L' uomo agisce pensando al proprio tornaconto senza tenere in considerazione che la stessa azione "giusta" gli si ritorce contro.
Un' azione non è quindi "giusta" ma utile al soggetto che la compie.
3. Giusto=ingiusto
3. Giusto=ingiusto
Ogni azione ritenuta giusta può anche risultare ingiusta a seconda dei punti di vista.
CONCLUSIONE: Non vi è distinzione tra "giusto" e "ingiusto".
CONCLUSIONI: La giustizia non esiste perché ogni azione ritenuta "giusta" può essere interpretata da due punti di vista contrastanti, quindi ogni uomo non agisce in funzione del valore di "giustizia" ma per utilità e convenienza personale, finalizzata al provare maggior piacere.
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