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domenica 22 maggio 2016


Utero in affitto: Giusto oppure no?

Negli ultimi mesi il cosiddetto "utero in affitto" (in realtà il nome tecnico è maternità surrogata) è entrato quasi di prepotenza nel dibattito pubblico. È forse il più controverso dei metodi di fecondazione assistita e se ne parla molto per via di un presunto legame con la legge sulle unioni civili. Secondo Adriano Pessina, professore ordinario di Filosofia Morale e docente di Bioetica presso l'Università Cattolica di Milano  ciò è inaccettabile visto che in realtà queste prassi sono il frutto avvelenato del pensiero e della cultura di matrice liberale che fa del mercato, del consumo e dell’autonomia dell'individuo la chiave di volta delle relazioni sociali. Di conseguenza, secondo il professore, è come tornare ai tempi della schiavitù. Se infatti prendiamo le tesi analizzate nell’articolo “Maternità surrogata: perché è giusta” possiamo notare che alcune tesi dicono:

  • L'uomo ha diritto di proprietà su ciò che ha prodotto con il proprio lavoro nella misura equa
  • Se un uomo possiede più di quello che gli spetta, la differenza appartiene ad altri
  • La nascita del bambino è "prodotto" del lavoro e delle fatiche della madre
  • Secondo tale logica, se il figlio è "in più" rispetto a quello che spetta alla madre, essa è libera di non portarsi appresso un tale peso pur garantendo al figlio il diritto alla vita
  • Indipendentemente da chi sia il padre, visto che incide nella nascita del figlio solo nel momento della procreazione, e dal fatto che la madre sia pagata o meno, essa può "liberarsi" del figlio proprio perché è "in eccesso" nella sua vita.

Ebbene questo è in parte vero, ma non possiamo utilizzare questo concetto di oggetto in più, che corrisponde al bambino, perché abbassiamo un essere senziente al “rango” di “merce da scambio” per ottenere la felicità sia della donna attraverso i soldi che per i genitori che possono avere un bambino, ma se possiamo ridurre a questo stato di merce un essere senziente; allora sarebbe facile giustificare la tratta di essere umani secondo lo stesso ragionamento. A ciò va aggiunto il fatto che durante la gravidanza la donna possa accusare problemi legata a quest’ultima e quindi in seguito al parto riportare vari e ulteriori problemi tra cui la depressione e in questo caso molto difficilmente il denaro riuscirebbe a risanare la felicità della donna.

Dunque se analizziamo lo scritto di Bentham notiamo che l’utile corrisponde alla felicità massima e quindi mentre nel caso prima analizzato si ha la felicità dei genitori “acquirenti” e della madre, anche se ciò non è una fatto certo come abbiamo già analizzato, ma se i futuri genitori desiderano un figlio possono benissimo adottarlo. Così che sia loro che il ragazzo/a possano aver raggiunto la felicità questo perché i primi possono finalmente crescere un figlio, quest’ultimo perché passa da uno stato di orfano o abbandonato a uno stato di adottato e ha una famiglia dove poter crescere. Questo concetto viene ribadito anche in campo economico dal gruppo Pandora's Box visto che la madre riceverebbe una somma di denaro dai genitori acquirenti cambiando così la situazione economica della famiglia della donna andando così a creare una diseguaglianza economica tra le madri e quegli orfani che non possiedono niente. Secondo Ralws le differenze economiche sono giuste solo e soltanto quando queste apportino beneficio ad ogni individuo, ma, come appena spiegato, ciò non è vero.

In base a quanto considerato è evidente che la maternità surrogata non può trovare riscontro nella nostra società in quanto possa portare a infelicità e diseguaglianze economiche, ma se, in una società utopistica, non esistesse alcuni tipo di orfano e simili, allora l’utero in affitto sarebbe lecito in quanto causa la massima felicità possibile, ma ciò rimane un’utopia.

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