Utero in affitto: Giusto oppure no?
Negli ultimi mesi il cosiddetto "utero in affitto" (in realtà
il nome tecnico è maternità surrogata) è entrato quasi di prepotenza nel
dibattito pubblico. È forse il più controverso dei metodi di fecondazione
assistita e se ne parla molto per via di un presunto legame con la legge sulle
unioni civili. Secondo Adriano
Pessina, professore ordinario di Filosofia Morale e docente di Bioetica presso
l'Università Cattolica di Milano ciò è inaccettabile visto che in realtà
queste prassi sono il frutto avvelenato del pensiero e della cultura di matrice
liberale che fa del mercato, del consumo e dell’autonomia dell'individuo la
chiave di volta delle relazioni sociali. Di conseguenza, secondo il professore, è come tornare ai
tempi della schiavitù. Se infatti prendiamo le tesi analizzate nell’articolo “Maternità surrogata: perché è giusta” possiamo notare che alcune tesi
dicono:
- L'uomo ha diritto di proprietà su
ciò che ha prodotto con il proprio lavoro nella misura equa
- Se un uomo possiede più di quello
che gli spetta, la differenza appartiene ad altri
- La nascita del bambino è
"prodotto" del lavoro e delle fatiche della madre
- Secondo tale logica, se il figlio
è "in più" rispetto a quello che spetta alla madre, essa è
libera di non portarsi appresso un tale peso pur garantendo al figlio il
diritto alla vita
- Indipendentemente da chi sia il
padre, visto che incide nella nascita del figlio solo nel momento della
procreazione, e dal fatto che la madre sia pagata o meno, essa può
"liberarsi" del figlio proprio perché è "in eccesso"
nella sua vita.
Ebbene questo è in parte vero, ma non
possiamo utilizzare questo concetto di oggetto in più, che corrisponde al
bambino, perché abbassiamo un essere senziente al “rango” di “merce da scambio”
per ottenere la felicità sia della donna attraverso i soldi che per i genitori
che possono avere un bambino, ma se possiamo ridurre a questo stato di merce un
essere senziente; allora sarebbe facile giustificare la tratta di essere umani
secondo lo stesso ragionamento. A ciò va aggiunto il fatto che durante la
gravidanza la donna possa accusare problemi legata a quest’ultima e quindi in
seguito al parto riportare vari e ulteriori problemi tra cui la depressione e
in questo caso molto difficilmente il denaro riuscirebbe a risanare la felicità
della donna.
Dunque se analizziamo lo scritto di
Bentham notiamo che l’utile corrisponde alla felicità massima e quindi mentre
nel caso prima analizzato si ha la felicità dei genitori “acquirenti” e della
madre, anche se ciò non è una fatto certo come abbiamo già analizzato, ma se i
futuri genitori desiderano un figlio possono benissimo adottarlo. Così che sia
loro che il ragazzo/a possano aver raggiunto la felicità questo perché i primi
possono finalmente crescere un figlio, quest’ultimo perché passa da uno stato
di orfano o abbandonato a uno stato di adottato e ha una famiglia dove poter
crescere. Questo concetto viene ribadito anche in campo economico dal gruppo Pandora's Box
visto che la madre riceverebbe una somma di denaro dai genitori acquirenti
cambiando così la situazione economica della famiglia della donna andando così
a creare una diseguaglianza economica tra le madri e quegli orfani che non
possiedono niente. Secondo Ralws le differenze economiche sono giuste solo e
soltanto quando queste
apportino beneficio ad ogni individuo, ma, come appena spiegato, ciò non è
vero.
In base a quanto
considerato è evidente che la maternità surrogata non può trovare riscontro
nella nostra società in quanto possa portare a infelicità e diseguaglianze economiche,
ma se, in una società utopistica, non esistesse alcuni tipo di orfano e simili,
allora l’utero in affitto sarebbe lecito in quanto causa la massima felicità
possibile, ma ciò rimane un’utopia.
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