Chi è di opinione contraria, invece, ritiene che la madre debba avere la libertà di decidere autonomamente cosa fare del proprio corpo e della propria maternità. D'altronde, in Italia la maternità surrogata è considerata reato dalla Legge 40, ma niente vieta a una coppia di recarsi all'estero per usufruire di tale servizio, laddove sia legale, e lo scontro è più etico e morale che giuridico.
E' giusto o ingiusto? La questione non è semplice, ma non ci sono motivi per cui debba essere considerata ingiusta e grandi menti della filosofia del passato possono aiutarci a dirne i motivi.
Bentham, ad esempio, sostiene che tutte le azioni dell'uomo siano conformi al principio di utilità se mirano ad aumentare la felicità dell'individuo e in tal caso sono anche giuste, visto che avvicinano all'obiettivo principale dell'uomo: raggiungere il massimo piacere.
Adattando la sua tesi al caso, possiamo sviluppare questo ragionamento, presumendo che la felicità di una donna sia aumentata dal fatto di ottenere profitto prestando il proprio grembo a una coppia che altrimenti non potrebbe avere figli.
- L'affitto dell'utero dietro compenso aumenta la felicità della donna
- La maternità surrogata è a lei utile perché avvicina la donna all'obiettivo di raggiungere il massimo piacere
- Visto che aumenta la sua felicità, è conforme al principio di utilità
- Se è vero che la maternità surrogata è utile alla donna, proprio perché conforme al principio di utilità è anche giusta
- E' giusto che la madre agisca in questo modo e percorra questa strada
Locke invece fa riferimento a 4 diritti naturali dell'uomo che devono essere rispettati e garantiti dallo Stato: il diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà e alla sicurezza. Tutto ciò che assicura questi diritti è da Locke definito come "giusto".
Vediamo come la sua dottrina si possa adattare alla questione.
- L'uomo ha diritto di proprietà su ciò che ha prodotto con il proprio lavoro nella misura equa
- Se un uomo possiede più di quello che gli spetta, la differenza appartiene ad altri
- La nascita del bambino è "prodotto" del lavoro e delle fatiche della madre
- Secondo tale logica, se il figlio è "in più" rispetto a quello che spetta alla madre, essa è libera di non portarsi appresso un tale peso pur garantendo al figlio il diritto alla vita
- Indipendentemente da chi sia il padre, visto che incide nella nascita del figlio solo nel momento della procreazione, e dal fatto che la madre sia pagata o meno, essa può "liberarsi" del figlio proprio perché è "in eccesso" nella sua vita
- La donna "produce" un bambino che però è in eccesso e perciò, secondo la logica di Locke, non le spetta
- Il bambino, pur essendo un individuo con dei diritti, è di fatto "prodotto" dalla madre
- La coppia che affitta l'utero della donna acquista quindi il bene che essa produce, ovvero il bambino
- La coppia diventa di fatto proprietaria del bambino
Alla luce di queste considerazioni e nel caso in cui il bambino sia affidato a persone in grado di prendersene cura coscienziosamente, la maternità surrogata è giusta in quanto è utile alla madre poiché mira ad aumentarne la felicità e non va contro ai diritti naturali alla vita, alla libertà, alla sicurezza e alla proprietà individuati da Locke, visto che la donna in tal caso ha la libertà di compiere una scelta senza che venga costretta da terzi anche sulla "proprietà" del figlio.
Analizzando post di opinione contraria, possono essere individuate argomentazioni in disaccordo con quanto detto sopra, ma non sono sostenibili. Non è vero che sia la madre che il bambino perdono il diritto alla sicurezza, poiché tale gravidanza è alla stregua di una gravidanza normale, con gli stessi rischi sia per la madre che per il bambino, quindi di fatto non è più o meno pericolosa di una maternità tradizionale. Dal punto di vista psicologico della donna, l'allontanamento non può essere traumatico più di tanto quanto potrebbe esserlo nel caso in cui il bambino venisse tolto alla madre contro la sua volontà. Se però la donna è decisa già prima dell'inizio della gravidanza a non voler tenere il bambino, è logico supporre che sia preparata psicologicamente ad allontanarsene senza subire uno shock troppo grande. Per quanto riguarda il bambino invece, la sua situazione è analoga a quella di un bambino che viene adottato. Il trauma che potrebbe subire scoprendo di avere un'altra madre è lo stesso che potrebbe subire un bambino adottato scoprendo le sue origini, ma è una cosa con il quale ogni bambino adottato ha imparato a convivere senza farsi condizionare da ciò.
Il caso in cui il bambino nasca con difficoltà di varia natura è una possibilità a cui sia i genitori adottivi che la madre che presta il suo grembo sanno di andare incontro. Si tratta infatti di un'eventualità remota di un qualsiasi parto ed è illogico pensare che una donna qualunque non tema complicazioni simili nella nascita del figlio, senza però farsi limitare da questa possibilità nella scelta di dare alla luce un bambino.
L'affitto dell'utero poi non fa raggiungere la felicità solo alla coppia che ne ha usufruito, ma anche alla donna che ha deciso di sottoporvisi. Il concetto di felicità è infatti soggettivo e personale, tanto che non possiamo sapere né giudicare le vicende che hanno portato sia la donna che la coppia a tale soluzione, visto che ogni storia è diversa dalle altre, i motivi sono i più disparati e non possiamo permetterci di dare un giudizio su qualcosa di cui non conosciamo a fondo le motivazioni. Per concludere, la donna e il bambino non vengono affatto considerati come "macchine" e "merci di scambio" in quanto la donna viene riconosciuta come essere umano e rispettata come tale nel momento in cui le si lascia la libertà di prendere le sue decisioni autonomamente, mentre il bambino verrà sicuramente accolto da una famiglia che lo amerà e proteggerà poiché disposta a tutto pur di averlo.
Analizzando post di opinione contraria, possono essere individuate argomentazioni in disaccordo con quanto detto sopra, ma non sono sostenibili. Non è vero che sia la madre che il bambino perdono il diritto alla sicurezza, poiché tale gravidanza è alla stregua di una gravidanza normale, con gli stessi rischi sia per la madre che per il bambino, quindi di fatto non è più o meno pericolosa di una maternità tradizionale. Dal punto di vista psicologico della donna, l'allontanamento non può essere traumatico più di tanto quanto potrebbe esserlo nel caso in cui il bambino venisse tolto alla madre contro la sua volontà. Se però la donna è decisa già prima dell'inizio della gravidanza a non voler tenere il bambino, è logico supporre che sia preparata psicologicamente ad allontanarsene senza subire uno shock troppo grande. Per quanto riguarda il bambino invece, la sua situazione è analoga a quella di un bambino che viene adottato. Il trauma che potrebbe subire scoprendo di avere un'altra madre è lo stesso che potrebbe subire un bambino adottato scoprendo le sue origini, ma è una cosa con il quale ogni bambino adottato ha imparato a convivere senza farsi condizionare da ciò.
Il caso in cui il bambino nasca con difficoltà di varia natura è una possibilità a cui sia i genitori adottivi che la madre che presta il suo grembo sanno di andare incontro. Si tratta infatti di un'eventualità remota di un qualsiasi parto ed è illogico pensare che una donna qualunque non tema complicazioni simili nella nascita del figlio, senza però farsi limitare da questa possibilità nella scelta di dare alla luce un bambino.
L'affitto dell'utero poi non fa raggiungere la felicità solo alla coppia che ne ha usufruito, ma anche alla donna che ha deciso di sottoporvisi. Il concetto di felicità è infatti soggettivo e personale, tanto che non possiamo sapere né giudicare le vicende che hanno portato sia la donna che la coppia a tale soluzione, visto che ogni storia è diversa dalle altre, i motivi sono i più disparati e non possiamo permetterci di dare un giudizio su qualcosa di cui non conosciamo a fondo le motivazioni. Per concludere, la donna e il bambino non vengono affatto considerati come "macchine" e "merci di scambio" in quanto la donna viene riconosciuta come essere umano e rispettata come tale nel momento in cui le si lascia la libertà di prendere le sue decisioni autonomamente, mentre il bambino verrà sicuramente accolto da una famiglia che lo amerà e proteggerà poiché disposta a tutto pur di averlo.
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